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Visualizzazione dei post da marzo, 2019

La Nebbia

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Nella nebbia ci sono due mondi. Uno che si nasconde, fatto di certezze e di realtà concrete. Uno che si mostra, privo di contorni e colmo di dubbi e smarrimento. Ci hanno educati a considerare questo fenomeno atmosferico un disagio, una calamità. Blocca le nostre frenetiche ed organizzatissime vite. Rallenta programmi, lavori, auto. La realtà del quotidiano, così tangibile e prevedibile, si trasforma in un viaggio senza tempi certi, senza orizzonti e riferimenti. I colori si spengono. Il sole sparisce. L’aria si fa pesante, ricolma di gas di scarico. Gli umori tendono come per osmosi a diventare grigi, depressi. La vita animale e vegetale rallenta quasi fino a sembrare morta. Eppure, a chi sa cogliere un'opportunità anche laddove sembrano non essercene, la nebbia offre un grande privilegio. Privandoci delle nostre sicurezze e abitudini, destabilizzando i nostri sensi, ci mette di fronte ad una scelta. Un muro, di nebbia appunto. Da scalare, aggirare, buttare giù.

L'argine

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Questa è la storia di un argine. Non di un argine qualunque. Dell’argine che veglia un grande fiume. Ci sono molti grandi fiumi al mondo. Alcuni dal nome cacofonico come il Mississippi, altri dal nome regale, come il Nilo, oppure potente ed epico, come il Rio delle Amazzoni, o sacro come il Gange. C’è un fiume, invece, che ha un nome quasi incompiuto. Che sembra stia aspettando di essere completato oppure accompagnato da qualche altra parola: il Po. Ma qui non si raccontano le sue vicende, o perlomeno non ne è il protagonista principale. Al centro di queste poche righe c’è invece l’argine. Ovviamente qualcuno si potrà chiedere cosa avrà mai da raccontare un argine di così importante. Forse nulla. Forse tutto. Siamo nel punto principale del fiume, dove tutta la sua irrequietezza di montagna è già un lontano ricordo. Qui, smessi i panni di una grande madre che nutre e abbraccia i suoi figli, si fa anziano silente, prossimo alla fine del suo cammino. La sua essenza si divide, di ramo

Non sono nessuno

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Non sono nessuno Guardo Annuso Respiro Accarezzo le foglie al ciglio della strada Mi confondo tra visi immersi in uno schermo liquido Occhi spenti su led accesi Vado contromano Controsenso Provo a sorridere ai muri Rimbalzano Non capiscono L’incuria li ha resi insensibili Refrattari Allora mi alzo dal divano La penna in mano Un foglio scarabocchiato Geometrie contorte e animali immaginari Pensieri che spingono Fantasie del domani Se non mi ascoltate vi lascio stare Ho smesso di vestirmi di maschere Solo per farmi capire Resto invisibile In un tempo indefinito Dove l’apparenza Ha seppellito l’essenza Catturo immagini Raccolgo momenti Storie perdute Perché mai raccontate Sto cercando il mio ritmo Quello che è inciso Dai passi che ho fatto Da quelli che aspettano Su una terra spoglia Vestita di niente Che non mostra l’orizzonte Venite a cercarmi Sono nelle irregolarità Nascosto nei rumori di sottofondo Il