Una domenica a Siviglia



Le nuvole nascondono il cielo.
Si portano via un po' di calore.
Ti fanno credere che si spengano tutti i colori.
Che il blu, il giallo, il verde, persino il bianco, se ne siano scappati lontano, verso il mare.
Alla ricerca di un sole che renda loro giustizia, in questa terra andalusa.
Ma è solo un inganno.
Un gioco di prestigio.
Ai meno distratti, con un po' di fortuna, può capitare di cogliere qualcosa di più profondo.
Un'anima della città che solitamente si nasconde, timida, riservata.
Sparito il colore che ne è il vanto.
Escono le ossa di una città addormentata dopo un sabato di festa.
Serrande abbassate. Vicoli deserti. Locali silenziosi. Occhi spenti dietro caffè fumanti.
Le geometrie si mettono in mostra.
Guidano gli sguardi. Invitano i passi. Spingono a perdersi.
A scorrere lenti, inesorabili.
Come il tempo.
Verso qualche nuova piazza, nuove genti, nuove stanze.
Spesso, da qualche altra parte, il grigiore porta tristezza.
Qui, nella città insolitamente silente, quando anche Dio si prende un giorno di riposo, diventa Karma.
Si fa portatore di consigli. È un invito a prendere la vita un respiro alla volta. Compensa la cacofonia cromatica e umana dei giorni vitali. Lucenti.
È il contrappeso che serve ad ognuno di noi per trovare equilibrio.
È solo quando capisci che anche le ombre, i demoni, possono esserti amici. Che poi, inaspettato, si apre il cielo.
E tu, seduto davanti ad una finestra a scrivere, vieni inondato di una luce tenue. Poi sempre più calda.
Le mani diventano meno fredde.
La stanchezza trova conforto.
E anche l'aria, improvvisamente, profuma di nuovo.
Di terra umida, viva. Di case vecchie e muri scrostati. Di brodo caldo, quella della domenica.
Si rinnova un mondo antico, fatto di strati. Di storie. Tutte diverse.
Lingue e accenti che si intrecciano. Tradizioni che si fondono.
E noi, spettatori paganti, comprendiamo solo una piccola parte di tutto questo spettacolo. Un po' lento e un po' veloce. Al teatro del mondo.
Le ombre diventano struttura portante, ossa. Pilastri su cui costruire una vita.
La luce, i colori, il sole. Si fanno carne, muscoli, occhi, sorrisi.
E allora lasciati andare.
Allo scorrere del tempo.
Difenditi dal buio.
Goditi la luce.
Abbraccia ogni cosa.
Anche se fa male.
Anche se svanisce.
Perché ogni momento.
Ogni incontro.
Ogni sguardo.
Potrebbe essere l'ultimo.
Ma anche essere il primo...




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